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Luigi Menegatti è nato il 27 maggio del 1943 a Foza, uno degli antichi
Sette comuni dell'omonimo altopiano vicentino, dove affondano le sue
radici e dove ritorna, anche con il pensiero, nelle pause che si
concede nella sua attività manageriale.
La straordinaria vita professionale, svolta principalmente a Roma, Milano e Torino, si è fondata sulla articolata esperienza umana,
sul solido carattere e sulla vivacità culturale propri di chi nella
vita, fin da subito, ha dovuto e saputo superare ostacoli quanto mai
concreti. Dagli umili lavori alla crescita professionale;
dall'emigrazione all'esperienza amministrativa, sino alla
partecipazione volontaristica per contribuire alla costruzione del
bene comune: di qualche piccola comunità locale, di associazioni, di
famiglie o di singole persone bisognose. Senza far pesare nulla, con
grande disponibilità e con il sostegno morale della famiglia: la
moglie Bruna ed i figli Rossella e Gabriele.
Laureatosi in Economia e Commercio a Torino, durante gli anni di Fiat
e poi di Banca, non ha trascurato l'impegno culturale: sia rivolto
alla professione che alla conoscenza di quell'angolo di mondo che è la
montagna impervia e difficile di Foza, terra di leggende e di
migrazioni.
Una conoscenza, quest'ultima, maturata con lunghe e certosine
ricerche storiche accomunate dalla passione e dalla dolcezza
dell'affetto per quei luoghi. Antiche carte trovate negli archivi
pubblici ed ecclesiastici; notizie raccolte pazientemente, col
registratore, tra gli anziani del paese; studi di autori noti o noti
ai soli appassionati di storia matria. Come dice spesso lo scrittore
che gli è amico, Mario Rigoni Stern, è patria, cioè terra dei padri,
la Nazione; ma la terra più dolce, la terra madre o matria, è quella
delle proprie origini.
Queste ricerche che non potevano non approdare al concreto desiderio
di descrivere, comunicare, raccontare.
Così, nel 1993 Menegatti pubblica "Il Villaggio brucia": è la storia
di Foza raccontata attraverso le antiche carte, le persone e le
memorie delle leggende, di un antico popolo di pastori che parlava una
lingua misteriosa, quella dei "cimbri", di vita quotidiana d'altri
tempi, di partecipazione del villaggio ai grandi eventi della storia,
dell'esodo di un popolo, di un paese raso al suolo dalla guerra.
Seguirà nel 1996 "Tempo di Radici" dotato di un ricchissimo apparato
documentale e di un gentile disegno di copertina, realizzato dalla
figlia Rossella, nel quale alcuni dei rami possenti di un robusto
faggio anziano si avvicinano, offrendo protezione, al giovane e
primaverile virgulto che sta sbocciando qualche fogliolina.
Sì, è un faggio. Come l'albero che sulla piazza dell'antica Foza,
toponimo derivante da questa pianta, fungeva da punto di raccolta del
popolo chiamato a governare. Realtà di ieri, atmosfera di oggi. Che
non è quella della città: ma anche da questa, talvolta grigia ed
ingrata, sa l'uomo trarre nuova linfa.
Nel 2002 Menegatti pubblica "Oro di Foza", come omaggio alla
moglie, Bruna Oro. Come documentato dal notaio a partire dal 1491
questa famiglia unita a quella a cui appartiene Ester Chiomento
madre dell'autore, alla cui memoria egli ha voluto dedicare il
libro,hanno preso origini da "Henrich quondam Frederich de
Allemania".
Giancarlo Bortoli
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