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Fu l'inizio dell'emigrazione stagionale verso il Tirolo, la Prussia e gli Stati dell'Impero autro-ungarico, mentre alcuni pastori preferirono stabilirsi nella campagna veneta.
Fu un inserimento lento e progressivo da parte di pastori che avevano acquistato piccole tenute e povere case per trovarvi ricovero durante l'inverno passato nelle poste. Poi ingrandirono le proprietà e qualcuno incominciò a fermarsi in pianura stabilmente, e col tempo popolarono interi paesi.
Oggi a Villabartolomea di Verona predominano i Cappellari, a Villa del Conte - Padova, molti sono i Marcolongo, mentre i Carpanedo si sono inseriti in Friuli.
Dopo la caduta di Venezia e l'annessione del Veneto all'Italia le terre del Montello - Treviso, un tempo gestite dall'Arsenale della Serenissima, per il prelievo dei legnami da lavoro, furono cedute ad un prezzo molto basso perché ormai nude di vegetazione e ricche soltanto di serpenti.
Alcune famiglie del paese vi si trasferirono nella convinzione di poter comunque migliorare la propria esistenza. Importatono pianticelle di robinia dall'America e incominciarono a ripopolare le colline deserte e spoglie.
Si portarono dalla montagna, come parroco, Don Marco che parlava la loro stessa lingua, il cimbro.
Rocco, un trovatello adottato dalla famiglia Guzzo di Foza, un po' prima che si trasferisse nel Montello ripagò l'ospilità del paese scolpendo per la chiesa di S.S. Angeli, il grande Cristo di legno che troneggia sull'altare e le statue dei Santi alcune terminate quando lui aveca superato gli 85 anni di età.
Un altro numero discreto di famiglie s'insediò stabilmente a Salach, nei pressi di Stoccarda, trovando lavoro stabile ed accoglienza amichevole per via anche della lingua cimbra da loro parlata che era simile ad un dialetto tedesco.
A Salach, nacquero i figli degli emigrati, alcuni vi frequentarono le scuole. All'inizio del'900 altri giovani invece si trasferirono nella regione della Saar, ricca di miniere e alcuni di loro presero moglie sposando ragazze tedesche.
Purtroppo, allo scoppio della 1° guerra mondiale tutti dovettero rimpatriare. Gli uomini furono occupati come operai militari nella costruzione di strade e del forte Lisser sulla montagna di Enego, prima di essere arruolati nell'esercito italiano.
Nel 1976, il 17 maggio, tutto il paese fu sgomberato e l'intera popolazione fu mandata profuga.
Chi poté trovò ospitalità presso parenti, ex pastori residenti in pianura.
Gli altri furono trasferiti in tradotta in Campania, Puglia e altri ai piedi dell'Etna in Sicilia.
La sede del comune fu portata provvisoriamente a Cittadella.
In paese c'è chi ricorda ancora - come Maria Carpanedo, quasi centenaria - le spose tedesche e i loro bimbi biondi spaesati ed impauriti nelle contrade in subbuglio prima della fuga.
Uno di questi bimbi, Franz, ritornò in Germania, a Dillingen, con i suoi genitori, finito il conflitto. Al tempo della II guerra mondiale, spesso passò per il paese con la divisa della Werhmacht accompagnando, da interprete i commilitoni tedeschi di stanza in Italia.

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