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Il Convegno vuole in qualche modo ricollegare il nostro paese di oggi alle nostre origini. Mi pare che Padre Antonio sia entrato nel tema con grande capacità, richiamando immediatamente quel filo conduttore che ci ricollega direttamente, in modo veramente pieno e denso di significati alla storia del Monastero di Campese.
La storia di Foza comincia con la storia di Campese e viceversa. Padre Antonio potrebbe certamente entrare nel merito di cosa è rimasto dell'insegnamento dei benedettini e del loro motto "ora et labora".
Sicuramente il "labora" è rimasto perché vivere fra queste montagne o vivere da emigranti vuol dire lavorare duramente.
I nostri uomini hanno lavorato nelle miniere, nelle cave, nei luoghi più disagiati del mondo e le nostre donne, le donne che hanno accompagnato con coraggio i nostri uomini nell'immigrazione devono essere ricordate veramente con grande affetto.
Però credo che anche l'"ora", il pregare sia rimasto. Perché la gente della montagna è gente silenziosa, rispettosa, che ha uno stile esteriore di grande compostezza e di grande religiosità.
La storia del nostro paese è una storia antichissima.
Non voglio parlare delle origini, ma per ritornare al filo conduttore del nostro convegno arriverei direttamente al 1202.
Parliamo quindi di quasi ottocento anni fa, all'epoca della potente famiglia degli Ezzelino da Romano, descritta come una famiglia sanguinaria.
Nella realtà era una casata con una visione politica forse troppo avanzata per quei tempi e, persa la guerra, furono uccisi tutti i membri della famiglia e furono fatti a pezzi anche i bambini. Ma gli storici che hanno riletto recentemente la storia degli Ezzelini li hanno paragonati per importanza a Federico II.
Ecco, siamo in quest'epoca ed Ezzelino detto il monaco, dona la villa di Foza ai monaci di Campese ed inizia il nostro rapporto con l'abbazia di Campese. Ho sottolineato come avessero ceduto, gli Ezzelini, la villa di Foza, ed in effetti pochi comuni sono antichi come Foza.
Già attorno al 1260, tra gli statuti dei comuni che sono formati e che hanno una propria organizzazione politica e quindi anche una chiesa, vi è il comune di Foza. Nel 1300 troviamo negli atti che vi sono famiglie di Foza estremamente importanti, tanto da avere rapporti direttamente con il Vescovo di Padova, il quale aveva avuto in dono alcuni dei monti dell'altopiano ancora dall'imperatore Berengario.
Queste potenti famiglie di Foza avevano ricevuto la possibilità di esigere le decime addirittura in due dei comuni più antichi dell'altopiano: il Comune di Rotzo ed il Comune di Enego.
Foza era particolarmente importante, al di là di quello che è oggi, perché aveva una grande facilità di accesso attraverso le valli - in origine la Valgadena e poi la Val Frenzela - con la pianura dove vi erano gli scambi e i commerci con la Valsugana e la Valbrenta. Vi erano un susseguirsi di carovane, di pellegrini, di mercanti che arrivavano dal nord Europa e transitavano nella zona di Valstagna per poi proseguire per Bassano, Padova, Venezia e Vicenza.


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