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Don Faganello accetta il giuramento dei capifamiglia che, spaventati per il diffondersi del colera, che stava mietendo vittime in tutti i comuni vicini, si affidano alla Madonna e fanno voto di riunirsi e di portarla in processione ogni cinque anni fino al colle di San Francesco.
La storia della chiesa di San Francesco sarebbe lunga da ricordare. Comunque già agli inizi del 1600 era sorta una chiesa, ricostruita dopo la guerra perché distrutta durante i bombardamenti del 1915-18. Oltra alla chiesa vi era anche l'abitazione dell'eremita, che sovrastava proprio la veduta della Valle del Brenta. Lì soggiornava l'eremita, l'ultimo dei quali fu Frà Davide Trotto che ritornò, subito dopo la prima guerra mondiale e aiutò a ricostruire il paese. Fu poi costretto a trovarsi un'altra dimora perché la sua casa non venne più ricostruita. Vi furono nel tempo anche altri frati originari di Foza eremiti a San Francesco.
Ogni cinque anni la Madonna, non più la statua antica che noi ancora veneriamo, ma la statua più moderna e probabilmente più bella, viene portata dalle nostre ragazze in processione fino a San Francesco.
A Foza, e più precisamente a Gavelle era stato costruito nel 1632 - ho trovato proprio un atto notarile - un capitello in onore di San Rocco, il protettore contro la peste.

In quegli anni, la peste mieteva migliaia di vittime, città intere e paesi venivano distrutti in pochi giorni. A Gavelle, l'antica contrada di Kan Welle aveva voluto affidarsi a San Rocco, perché preservasse la popolazione dalla peste. Non vi è traccia se vi furono morti, ma la devozione verso San Rocco continuò fino a tutt'ora tant'è che fu costruita anche la chiesa, poi demolita dalla furia della guerra. Rimase in piedi soltanto il campanile senza le campane, perché rubate, non si sa bene se dai tedeschi o dagli italiani.
Quindi anche quest'anno noi ci troveremo non soltanto perché vi è un antica devozione alla Madonna, antica devozione che è stata poi riconsacrata da questo voto fatto dai nostri avi, ma anche perché diventa un momento di comunione, con i nostri emigrati e attraverso questo legame, attraverso questa devozione fanno ritorno al proprio paese.


Dottor Giancarlo Bortoli (tratto dal libro "Rievocazione storica su Foza)

(Presidente della "Spettabile reggenza dei Sette Comuni")

Conoscere la storia del proprio paese, significa avere la conoscenza della ragione per la quale la gente, l'assetto urbano, le tradizioni, la lingua e financo i comportamenti hanno quella data connotazione. Poter confrontare questi ed altri aspetti con quelli che sono peculiari magari a paesi limitrofi oppure lontani, consente di rimarcare le particolarità che, a maggior ragione, vengono arricchite dalla spiegazione storica.
Sono queste mie, argomentazioni che valgono ovunque. Ma qui da noi, hanno il pregio d'essere esaltate dagli eventi ancor oggi misteriosi e da quelli conosciuti, che rendono così atipico l'Altopiano dei Sette Comuni.

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