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...precedente
Cominciamo ad osservare che a Gallio, un documento del 1164 (ch'io sappia il più antico nel quale si trovi citata questa località, con questo nome) ci dice che il monastero di San Felice e Fortunato di Vicenza, concede ad un gruppo di persone la possibilità di insediarsi in quella zona: "Galedo", Gallio; che confina proprio con Foza e che all'epoca aveva già quel nome. Il monastero in questione era benedettino.
Foza, a sua volta, è collegata col Monastero di Campese, benedettino, che aveva influenza non solo nella valle del Brenta, ma anche nelle montagne circostanti. I documenti ci dicono che vi era connessione con San Floriano. Nella Valle di San Floriano - zona di Lusiana - esisteva un altro Monastero benedettino. Ed esistono tracce, sia pur deboli, anche per quanto riguarda Asiago, della cui nascita non si sa e soprattutto se sia stato il primo comune a formarsi oppure se, come appare più probabile, è il più giovane.
Di per sé dunque, un filo conduttore c'è, almeno per una parte dei Comuni dell'altopiano: esso è costituito dal ruolo dei benedettini. Com'è noto, la loro funzione nell'economia, consisteva nel favorire lo sviluppo dell'agricoltura e l'utilizzo dei terreni incolti.
Ciò accade sin dal IX secolo, in un contesto demografico di gravissimo declino e nel quale l'oggi ricca e fertile pianura padana era pressoché spopolata. E l'opera di colonizzazione continua anche nel X secolo, quando le scorrerie degli Ungheri impoveriscono ancor più le città e quel poco di campagna allora esistente, inducendo la gente a realizzare fortificazioni o a fuggire sui monti.
Si sa che in quel tempo, "... in tempore famis", di grave carestia, non poche furono le immigrazioni dalle più popolose terre teutoniche.
Immigrazioni che non avvenivano senza capo ne coda, ma delle quali si ha traccia che fossero organizzate proprio attraverso la "via dei Monasteri". La storia di Foza, almeno quella scritta (vorremmo potessero essere avviate campagne di scavi archeologici) potrebbe partire dal 1085 quando nel noto documento ricompreso nel Codice Ezzeliniano si nomina una "montagna integra" chiamata "Fugia".
Intanto, cosa significa l'etimo "Foza"? Di solito esso viene fatto derivare da faggio, per la presenza di questo tipo di albero nel luogo, presenza ricordata nello stesso stemma del Comune. E dato che ci siamo, cominciamo a rispondere ad una delle prime curiosità anticipate all'inizio.
Lo stemma attuale riporta due pecore che stanno pascolando in prossimità di una pianta. Quello più antico, molto più bello di quello ufficialmente adottato, era costituito da un albero, lo si legge un faggio, con un pastore ed alcune pecore. Così come si ha per Roana, che nel suo stemma espone gli attrezzi della lavorazione del legno e dunque l'attività lì svolta prevalentemente, anche il simbolo della Comunità di Foza mostra la fonte di vita della comunità stessa: il mestiere del pastore. Si tenga presente che l'economia, i mestieri cambiano con una velocità molto, ma molto inferiore rispetto a quella che si registra nei tempi moderni. Ciò che c'era trecento anni fa c'era anche mille anni fa. Non si può dire la stessa cosa tra l'oggi e gli anni '50!
A Foza c'era la pastorizia. Solo a Foza? Guardiamo allora cosa succedeva qualche secolo addietro sull'altopiano, quale ruolo rivestiva.
L'altopiano era importante per ragioni militari.
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