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Come si è detto, intorno al mille la pianura padana era pressoché disabitata: l'intera popolazione italiana, all'epoca, contava solo qualche milione di abitanti. Ecco quindi che queste nostre terre, aspre per clima e fertilità, risultano essere marginali. Marginali, però importanti ai fini della pastorizia. E forse perché lontane dalle scorrerie barbariche.
Tuttavia esse non consentivano il formarsi dell'economia del villaggio. Lo sviluppo demografico tanto della pianura padana che dei paesi nordici, avutosi specie nel '200, indusse all'utilizzo anche delle terre marginali, favorito dall'organizzazione benedettina.
Ciò peraltro non contrasterà con la pastorizia che, almeno in montagna, può contare sull'assenza di confinazione della proprietà.
Esaminando alcuni documenti avendo a mente l'attività della pastorizia, si trovano delle situazioni particolari che non potrebbero essere capite se non alla luce dell'economia di Foza. Già nel '300 è documentato che "...illi de Foza", quelli di Foza, avevano rapporti economici e giuridici, in particolare di feudo, con il Comune di Enego, oggi ben più grosso di Foza. Foza comandava anche in un luogo più lontano, che sicuramente è il più antico: Rotzo.
Rotzo, allora, comprendeva territori siti nella Valle dell'Astico.
Ecco spiegato il perché - o così almeno credo - proprio sopra S. Pietro di Valdastico, lungo la strada che porta a Rotzo, si trova una contrada chiamata "Fozati"... Anzi, il nome pronunciato è "Fodati" così come ricordo da bambino darsi al nome di Foza "Foda".
Ne emerge un rilievo, una prevalenza per così dire, dell'economia di Foza rispetto ad altri villaggi.
Questa interessenza in luoghi così distanti da Foza si spiega, secondo me, proprio pensando alla caratteristica principale del lavoro del pastore: esso è costretto a spostarsi nel territorio, ha bisogno di grandi spazi.
Se dunque l'attività tipica del popolo di Foza era la pastorizia, come si ha dai documenti e dalla tradizione, era ovvio che cercasse ambiti territoriali ove esercitarla: gli attuali confini comunali non erano bastevoli a sostenere la nutrizione di migliaia di pecore.
Non deve perciò sorprendere che la gente del piccolo villaggio di Foza esercitasse il diritto di feudo su Rotzo e su Enego.
Ma il pastore è anche costretto a scendere in pianura quando la neve copre tutti i pascoli.
Perciò non deve nemmeno sorprendere l'esercizio dell'antico diritto che consisteva nella possibilità per i pastori dell'altopiano di far pascolare le pecore nel periodo invernale, fino a primavera, in tutto il territorio della Pianura Padana. Esso ha origini antiche; consacrato dagli Scaligeri, viene ripetuto dalla Serenissima: resterà fino alla metà del 1700.
Alla luce delle abitudini e comportamenti moderni, ci si può chiedere come mai la nostra gente avesse facoltà di pascolo dappertutto, fin sopra le proprietà private. La risposta sta nell'economia dell'epoca. La pastorizia era fondamentale non solo per la gente che viveva quassù, ma anche per tutta la gente del territorio del Veneto.

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